Giangiacomo Nardozzi

The Italian "Economic Miracle"

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Abstract

A distanza di mezzo secolo e dopo un lungo e approfondito dibattito sullo sviluppo economico italiano del dopoguerra rimangono ancora aperte, e sono di grande attualità, tre questioni relative a quella straordinaria fase di crescita che culminò con il "miracolo economico" dei primi anni Sessanta e che fu decisiva per l'ingresso dell'Italia nel ristretto club delle nazioni più prospere. Da dove trasse l'"Italietta" di allora le energie per una tale affermazione? C'è un filo conduttore nella sua storia che possa spiegare questo successo? Perché la congiuntura del 1963 pose fine a quella fase e costituì una svolta nel modello di sviluppo? Questo articolo vuole fornire a tali interrogativi una sola semplice risposta. Quel successo fu straordinario perché con le scelte di politica economica nel dopoguerra si crearono consapevolmente le condizioni per sciogliere un antico nodo della storia italiana: la contraddizione tra le molte e vivaci energie imprenditoriali latenti nella società e la tendenza a cercare protezione dalla concorrenza, sintomo di una sfiducia di fondo nelle possibilità di progresso economico e civile. Quelle condizioni vennero mutate dalla gestione, nei primi anni Sessanta, delle conseguenze dello sviluppo che avevano prodotto. La politica economica adottata a fronte del surriscaldamento dell'economia negli anni del "miracolo" e i nuovi indirizzi dell'intervento pubblico all'insegna della programmazione finirono per riaffermare la tendenza verso i "protezionismi", segnando un'involuzione che cambiò le modalità di crescita in direzioni tali da riproporre ancor oggi, con il dibattito sul declino industriale, l'antico nodo. I caratteri salienti dello sviluppo economico italiano nel periodo 1951-63 vengono qui riconsiderati, insieme alle sue principali interpretazioni, movendo da quello che negli anni Quaranta venne individuato come "il problema industriale italiano": un'accumulazione di capitale nell'industria insufficiente perché viziata nel suo aspetto fondamentale, la concorrenza. Il "miracolo economico" viene ricondotto a scelte mirate alla soluzione di quel problema. La crescita intensa che ne conseguì è interpretabile alla luce di due differenti modelli di accumulazione di capitale e di sviluppo delle imprese: concorrenziale e oligopolistico. Si diffuse il modello concorrenziale, in quello oligopolistico operarono spinte verso la competizione. La politica economica dei primi anni Sessanta non rafforzò quel tipo di crescita; costituì un "mutamento di rotta". Con il "protezionismo monetario" e il "capitalismo assistito" tolse nerbo al modello concorrenziale, ridusse gli stimoli competitivi nei mercati oligopolistici delle maggiori imprese.

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