Stefano Fenoaltea

Textile production in Italy's regions, 1861-1913

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Abstract

Le stime regionali preliminari presentate altrove disaggregavano direttamente la produzione tessile complessiva, nei soli anni censuari e in base alla sola forza lavoro. Le nuove stime sono ottenute ripartendo tra le diverse regioni serie disaggregate per fibra e stadio di lavorazione; le quote regionali delle serie elementari sono stimate direttamente dalla distribuzione dei macchinari e della forza lavoro in diversi anni campione, e estrapolate all'intero periodo 1861-1913. Le nuove stime tengono pertanto conto del diverso valore aggiunto per addetto, notevolmente più alto della media nell'industria del cotone e della lana. Rispetto ai risultati preliminari con le nuove stime aumentano le quote attribuite nel 1911 al Piemonte, alla Lombardia, e al Veneto, esasperando la concentrazione finale dell'industria nelle regioni subalpine. Le quote attribuite a queste tre regioni nel 1871 aumentano però ancora di più, specie nel caso del Piemonte e del Veneto. Ne risulta innanzitutto una riduzione dei relativi tassi di crescita; e questo implica che almeno in questo caso le stime preliminari tendevano a sovrastimare (e non a sottostimare, come si poteva sospettare) la differenziazione regionale nei decenni considerati. Le serie storiche non sembrano illustrare l'esasperazione di vantaggi preesistenti. Da un lato, infatti, perde notevolmente terreno la Campania, malgrado la forte posizione iniziale; dall'altro, la crescita relativa delle industrie tessili settentrionali è dovuta massimamente non al progresso dei loro settori inizialmente dominanti ma allo sviluppo strepitoso del settore cotoniero, relativamente nuovo. Le radici del successo relativo delle tre regioni subalpine sembrano non storiche ma ambientali. Nel cinquantennio post-unitario i settori tessili più dinamici sono stati quelli che prima e meglio degli altri si sono prestati alla lavorazione meccanica; ma le macchine non ammettevano sospensioni stagionali, e le fabbriche si sono concentrate dove l'acqua abbondava anche nei mesi estivi, ai piedi delle Alpi. Le nuove stime confermerebbero pertanto l'ipotesi suggerita dalle stime preliminari, che lo sviluppo relativo del Nord sia stato legato appunto alla diffusione delle fabbriche, e ai suoi vantaggi comparati nella produzione meccanica.

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